Omar Favaro indagato per maltrattamenti. Quando la giustizia concede troppi sconti
È nota, da poche ore, l’accusa di maltrattamenti rivolta ad Omar Favaro, l’assassino che nel 2001 uccise in modo efferato, insieme ad Erika Di Nardo, sua fidanzata all’epoca, la madre ed il fratellino di lei. Omar aveva 17 anni, ed è rimasto in carcere fino al 2010, usufruendo degli sconti dati per buona condotta ed altri benefici ottenuti grazie ad un comportamento, durante la detenzione, nel complesso favorevole. Questa volta la procura di Ivrea, dove l’uomo si sarebbe ricostruito una vita dopo la scarcerazione, indaga su almeno una ventina di episodi di violenza fisica e psicologica, nei confronti dell’attuale ex moglie. La donna seguita e sostenuta dall’avvocato Francesca Violante avrebbe trovato il coraggio di sporgere denuncia soprattutto per tutelare la loro bambina. I due si conoscono attraverso i social nove anni fa, vivono uns relazione tutto sommato serena, fino al 2019, quando Omar inizia a cambiare atteggiamento nei confronti della moglie. Frasi del tipo :” Ti brucio con l’acido”, ,”Sei anoressica”, “Fai schifo” e durante la convivenza è stato necessario, più volte, l’intervento dei carabinieri, in seguito al quale lui cercava di minimizzare l’accaduto.
Resta il dubbio che gli anni di carcere, per Omar Favaro, non siano stati sufficienti a ricostruire uns personalità composta, che siano stati pochi, forse. Oggi per lui è scattata una misura cautelare che gli vieta di avvicinarsi alla ex moglie e dalle indagini fatte emerge chiaramente l’immagine di un uomo violento, possessivo, capace di ingenerare nella compagna un forte senso di paura e svilimento. Da questa esperienza in particolare, dovrebbe essere chiaro il concetto che il carcere in Italia, non è rieducativo e riabilitativo, come si vuol far credere e soprattutto che non si possono più sottovalutare i delitti efferati, come gli omicidi. Laddove si riscontrano reati di questa portata occorre avere pene più severi e percorsi di riabilitazione molto più efficaci.